Alla fine del '500, oltre a Keplero, ci fu anche Galileo, colui che realizzò il primo cannocchiale.
Grazie a questo strumento, il matematico osservò la Luna, realizzando i primi disegni del satellite ingrandito, e la Via Lattea scoprendo che la galassia era costituita da un numero enorme di stelle distribuite in ammassi.
Ma l'astronomo fu colpito soprattutto da Giove perchè con lo strumento individuò dei satelliti attorno al pianeta e quindi capì che il sistema copernicano era esatto.
Ma la Chiesa non reagì bene, infatti nel 1614 un frate definì la matematica un'arte diabolica.
Da qui iniziò il silenzio obbligatorio di Galileo che durò fino alla morte del Papa Bellarmino.
L'uomo che successivamente venne eletto, Urbano VIII, era un amico del matematico e così Galileo riprese i suoi studi enunciando il principio classico di relatività nella famosa opera "Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo".
Purtroppo quest'opera non piacque al nuovo Papa e così Galileo fu costretto a leggere un documento in cui rinnegava tutto ciò che aveva sostenuto negli anni precedenti.
Finì agli arresti domiciliari e nel 1638 fu pubblicato il vero libro di fisica dell'astronomo, "Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze", che conteneva la fisica dei materiali e la cinematica.
Galileo morì nel 1642 e la sua ultima opera, circa 20 anni dopo, fu letta dal famoso Isaac Newton, il quale rimase colpito da tutto quello che il matematico affermava.
Quindi tutto ciò che oggi conosciamo della fisica, della matematica o dell'astronomia proviene da Galileo e in parte anche da Keplero, due uomini che non dimenticheremo mai.
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