giovedì 31 ottobre 2013

Kepler-78b: l'esopianeta più simile alla Terra

La navicella Kepler continua ad individuare pianeti simili alla Terra al di fuori del Sistema Solare.
La sua missione è quella di scoprire, non soltanto esopianeti terrestri, ma di capire se questi si trovano nella cosiddetta zona abitabile, ovvero quella giusta distanza dalla stella che permette di avere acqua liquida sulla superficie del pianeta.
L'ultimo esopianeta scoperto si chiama Kepler-78b ed è situato ad una distanza di 700 anni luce da noi; ha un nucleo di ferro, è roccioso e presenta dimensioni, densità e massa simili a quella terrestre.

Credit: David A. Aguilar
L'unico difetto è che non potrebbe ospitare la vita per la sua elevata temperatura superficiale, a causa della vicinanza alla stella Kepler-78, il cui periodo di rivoluzione è di solo 8,5 ore.
La scoperta è stata fatta anche con l'aiuto di Harps-N, lo spettrometro installato sul Telescopio Nazionale Galileo (Tng); infatti il presidente dell'Istituto Nazionale di Astrofisica e capo del Tng, Giovanni Bignami, ha dichiarato:
"E' un risultato straordinario perchè fino ad ora non avevamo mai individuato un pianeta così simile alla Terra.
Ciò dimostra che la caccia agli esopianeti si sta affinando, anche grazie all'installazione di Harps sul Tng, posizionandolo in modo di poter guardare lo stesso emisfero del satellite Kepler".

mercoledì 30 ottobre 2013

Satellite Nasa riprende una flotta di ufo in Argentina

Interessante avvistamento ufo si è verificato nell'Argentina meridionale un anno e mezzo fa.
Il caso è stato segnalato solo ora, precisamente il 25 ottobre, da un quotidiano portoghese, TVi24, che ha mandato in onda un servizio, o meglio un video della Nasa, in cui è possibile notare una flotta di luci sulla città di Comodoro Rivadavia.
Il video (clicca sul seguente link per vederlo: flottillas Argentina) è composto da una serie di immagini, registrate nell'aprile 2012 da un satellite della Nasa; questo materiale ha costretto l'agenzia spaziale ad intervenire, affermando che le luci avvistate in Argentina erano, non degli ufo, ma lanterne dei pescherecci.
Ciò è difficile da credere sia per l'elevato numero di pescherecci presenti contemporaneamente nell'oceano Atlantico sia per il fatto che le luci hanno viaggiato anche nell'entroterra sudamericano.
In attesa di novità potete esprimere la vostra opinione sull'avvistamento commentando qui sotto.
fonte: www.segnidalcielo.it

martedì 29 ottobre 2013

Hubble pubblica una nuova immagine di Proxima Centauri

L'Hubble Space Telescope ha fornito un'altra immagine spettacolare degli oggetti cosmici situati nelle vicinanze del Sistema Solare, ovvero la stella Proxima Centauri.
Scoperta nel 1915 dal direttore dell'Union Observatory in Sudafrica, Robert Innes, è situata nella costellazione del Centauro ad una distanza dalla Terra di 4 anni luce.
E' una stella molto piccola, con una massa pari ad 1/8 di quella solare, e a volte la sua luminosità aumenta rilasciando anche intensi brillamenti.

Credit: NASA/ESA
Secondo le ultime analisi, gli astronomi hanno intuito che Proxima avrà una vita lunghissima, nel senso che rimarrà nello stato attuale di attività per altri 4 trilioni di anni, ovvero 300 volte l'età attuale dell'Universo.
E' la nostra stella più vicina da 32.000 anni e lo sarà ancora per altri 33.000 anni; con il passare del tempo continuerà ad avvicinarsi e tra 26.700 anni la sua distanza da noi arriverà a 3,11 anni luce.
fonte: www.link2universe.net

venerdì 25 ottobre 2013

New Horizons: petizione per inviare il tuo nome e messaggio nello spazio

Le sonde Voyager sono famose soprattutto per i dischi dorati che ospitano a bordo e per il messaggio che contengono.
Il creatore di quei dischi, Jon Lomberg, sta pensando di creare un altro messaggio da introdurre nella navicella New Horizons, lanciata dalla Nasa nel gennaio 2006, che arriverà vicino al pianeta nano Plutone il 14 luglio 2015.
Successivamente la sonda sarà spedita verso la costellazione del Sagittario, o meglio verso il centro della Via Lattea.
Lomberg ha intenzione di creare e caricare il messaggio sulla sonda un anno prima che arrivi al sistema di Plutone e, per fare ciò, lo scienziato ha inserito sul web una petizione da firmare, per convincere così la Nasa ad accettare la sua idea.
I nomi dei primi 10.000 iscritti saranno caricati nella memoria a bordo della sonda ed il sito su cui firmare il proprio nome è il seguente: New Horizons Message.


Il messaggio sarà caricato nel computer della sonda, dovrà avere una grandezza di 100 mb e potrà includere anche immagini e suoni dalla Terra e mappe dettagliate.
Jon Lomberg ha dichiarato:
"La sfida è quella di riuscire a creare il più ricco e duraturo messaggio possibile, che sia anche facile da decifrare da parte di una civiltà extraterrestre.
La durata del messaggio dovrebbe essere di alcuni decenni, molto inferiore a quella dei messaggi iscritti nei dischi d'oro di Voyager, la cui durata si aggira attorno a miliardi di anni".
fonte: www.link2universe.net

giovedì 24 ottobre 2013

Le nuove osservazioni sui mari e laghi di Titano

Titano rimane ancora oggi il satellite più interessante del Sistema Solare e, ora che le superfici esposte al Sole sono cambiate, gli scienziati hanno ottenuto altre informazioni riguardo i suoi laghi e mari.
Attualmente il Sole sta illuminando il polo nord della luna e questo ha permesso di eliminare un pò d'alone che copriva la regione, mostrando così più chiaramente i laghi.

Mari e laghi situati al Polo Nord di Titano.
Credit:NASA/JPL
A differenza del polo sud, dove c'è solo un grande lago circondato da altri piccoli, il polo nord presenta molti più laghi grandi e, con le nuove osservazioni della sonda Cassini, sono stati analizzati i cambiamenti dei mari e come vengono riforniti da nuovi liquidi attraverso le piogge e i fiumi.
Si è scoperto anche l'evaporazione di alcuni laghi e mari che hanno lasciato come prova delle pianure salate simili a quelle terrestri.
L'unica differenza è che al posto del sale ci sono distese di materiale organico, formatosi originariamente nell'alone sopra l'atmosfera di Titano, dissolvendosi poi nei laghi.
Una scienziata della missione Cassini, Linda Spilker, ha dichiarato:
"I laghi nordici di Titano sono molto interessanti perchè subiscono cambiamenti durante le stagioni, che possono essere osservati grazie alla sonda Cassini.
Più dati raccoglieremo più capiremo il ciclo idrologico su Titano e quindi la formazione dei laghi".
fonte: www.link2universe.net

mercoledì 23 ottobre 2013

Gobekli Tepe: il tempio dedicato a Sirio

Le civiltà antiche hanno sempre interessato l'uomo moderno per le sculture e monumenti che ci hanno lasciato.
Il fisico e archeoastronomo Giulio Magli sta analizzando da diverso tempo il tempio Gobekli Tepe (Turchia), perchè pensa possa essere stato realizzato per le stelle.
Questo tempio, realizzato tra 11.500 e 10.000 anni fa, è formato da strutture ellittiche di muri a secco e stele a T scolpite, con enormi pilastri centrali.
Magli si chiede il perchè sia stata realizzata questa grande struttura nel periodo in cui l'uomo esprimeva ancora la sua spiritualità dipingendo rocce e caverne.
Facendo delle analisi, il fisico ha deciso di ricostruire il cielo notturno sul tempio nel periodo della sua costruzione e ha scoperto che allora la stella più luminosa del cielo notturno, Sirio, ritornò ad essere visibile sopra l'orizzonte, dopo ben 6.000 anni .
Poi ha studiato l'orientamento delle strutture ellittiche e ha notato che i loro assi maggiori puntano ognuno nella direzione in cui apparì Sirio 11.100, 10.750 e 10.300 anni fa.
Ciò dimostra che Gobekli Tepe è stato ricostruito più volte, sempre per adattarlo allo spostamento di Sirio.

martedì 22 ottobre 2013

Cassini fotografa i geyser di Encelado

La piccola luna di Saturno, Encelado, continua ad attirare l'attenzione degli astronomi sia per i geyser che per l'oceano liquido che potrebbe ospitare sotto la crosta.
La sonda Cassini ha fornito una nuova immagine spettacolare del satellite, ottenuta il 2 aprile 2013 ad una distanza dalla luna di 832.000 km.
Encelado è composto principalmente da ghiaccio d'acqua e roccia e presenta al polo sud circa 100 geyser, che spruzzano nello spazio pennacchi d'acqua, minerali e molecole organiche.
I geyser si differenziano per la potenza e per l'altitudine che raggiungono ma entrambi sono generati dall'orbita ellittica del satellite, che lo porta ad avvicinarsi e ad allontanarsi da Saturno, accumulando stress gravitazionale e rilasciando energia termica.

Credit: Cassini/NASA/JPL
Per ottenere questa immagine è stata utilizzata una particolare tecnica che permette di osservare Encelado, illuminato dalla luce solare riflessa dalla superficie di Saturno.
Ora si cercherà di studiare il misterioso oceano liquido, per capire se è in grado di ospitare forme di vita, ed in futuro verrà attivata una missione per raccogliere campioni dai geyser che saranno analizzati poi sulla Terra.
fonte: www.link2universe.net

lunedì 21 ottobre 2013

Scoperto esopianeta con la relatività di Einstein

Gli astronomi continuano ad individuare nuovi esopianeti nella cosiddetta zona abitabile, zona in cui potrebbe esserci acqua liquida sulla superficie del pianeta.
La particolarità di questa scoperta è il fatto di aver utilizzato una tecnica rara sui principi del microlensing gravitazionale (basato sulle famose equazione della relatività di Einstein) e sulla luce che viene piegata nella sua traiettoria dalla gravità.
Per notare un effetto di distorsione piccolo come quello generato da un pianeta era necessario utilizzare un telescopio molto potente, come il Keck Observatory situato alle Hawaii con i suoi specchi di oltre 10 m di diametro.

Immagine, ottenuta dal KeckObservatory, della stella
MOA-2011-BLG-293. Credit: Keck/arxiv.org/abs/1310.3706
L'esopianeta scoperto presenta una massa circa 5 volte superiore a quella di Giove ed è molto alta la possibilità che potrebbe ospitare dei satelliti abitabili.
Orbita attorno ad una stella, MOA-2011-BLG-293, molto interna alla zona centrale della nostra galassia dove ci sono moltissime stelle in cui la possibilità di trovare dei pianeti non è elevata.
Ciò che si spera per il futuro è di continuare ad utilizzare la stessa tecnica per individuare magari un giorno dei pianeti terrestri.
fonte: www.link2universe.net

venerdì 18 ottobre 2013

Impact Earth: il simulatore di impatti di asteroidi sulla Terra

Negli ultimi anni sentiamo parlare sempre più di asteroidi o comete che potrebbero impattarsi sul nostro pianeta, cancellando in un istante la vita sulla Terra.
Il controllo di queste minacce è aumentato soprattutto quando, lo scorso febbraio, un meteorite colpì inaspettatamente la città russa di Chelyabinsk.
Per chi non lo sapesse da novembre 2010 è stato aperto sul web un sito in cui è possibile simulare l'impatto di un asteroide sulla Terra, fornendo informazioni anche sulle conseguenze dell'evento.
Questa applicazione online si chiama Impact: Earth! ed è stata realizzata da ricercatori della Purdue University per attirare più gente su questo pericolo che noi umani corriamo ogni giorno della nostra vita.
Uno dei creatori, Jay Melosh, professore di Fisica e di Scienze Terrestri ed Atmosferiche presso l'università di Purdue, ha dichiarato:
"L'impatto meteoritico è un fenomeno a cui gli umani dovrebbero interessarsi perchè già in passato ci sono stati grandi impatti che hanno causato gravi conseguenze.
Sicuramente questi fenomeni avverranno anche in futuro e questa applicazione serve per dimostrare alla gente gli effetti negativi che potrebbe produrre sia un grande che un piccolo meteorite".
fonte: www.link2universe.net

giovedì 17 ottobre 2013

Astrofotografo riprende il passaggio di un meteorite davanti alla Via Lattea

L'Universo è spettacolare come lo è anche la nostra galassia, Via Lattea.
Grazie agli strumenti che oggi possediamo possiamo fotografare in qualsiasi momento queste meraviglie ma per l'astrofotografo Hisayoshi Kato è accaduto qualcosa di inaspettato.
Mentre osservava la Via Lattea, al momento dello scatto ha ripreso anche una lunga striscia di un meteorite che si stava disintegrando negli strati superiori della nostra atmosfera.

Credit: Hisayoshi Kato
L'immagine è stata scattata a Kaohe Mauka Ahupua, vicino a Pohukula (Hawaii), e possiamo notare diverse regioni interessanti:
  • sotto la striscia del meteorite è presente una piccola macchia gialla, causata molto probabilmente dal sodio rilasciato durante l'erosione del meteorite;
  • nella regione scura della Via Lattea, invece, è presenta una regione leggermente rossa che rappresenta la nebulosa Sh2-64, una nebulosa a emissione visibile nella costellazione della Coda del Serpente e distante 1300 anni luce dalla Terra.
fonte: www.link2universe.net & it.wikipedia.org

mercoledì 16 ottobre 2013

ALMA osserva i getti dei buchi neri supermassicci

Nuovi risultati arrivano dall'ALMA riguardo i getti provenienti dai buchi neri.
Un team di astronomi ha analizzato come questi getti possono influenzare l'ambiente circostante e ha scoperto diverse cose interessanti.
Sappiamo che al centro di ogni galassia sono presenti dei buchi neri supermassicci che presentano masse miliardi di volte superiori a quella solare.
In passato questi misteriosi oggetti erano molto attivi, infatti inghiottivano enormi quantità di materia dall'ambiente circostante, brillavano notevolmente ed espellevano un piccola parte di questa materia in getti potenti.
Oggi, invece, la maggior parte di essi hanno perso un pò di potenza ma continuano ad influenzare l'evoluzione della galassia ospite.

L'immagine mostra la parte centrale della galassia NGC 1433. Lo sfondo
blu debole, ovvero le fasce di polvere al centro della galassia, è stato
ottenuto con l'Hubble Space Telescope mentre le strutture colorate
provengono dalle recenti osservazioni con ALMA, che rivelano una
struttura a spirale e un deflusso verso l'esterno.
Credit:ALMA (ESO/NAOJ/NRAO)/NASA/ESA/F.Combes
L'esperto Francoise Combes dell'Osservatorio di Parigi ha dichiarato:
"E' stato analizzato il buco nero della galassia NGC 1433 ed ALMA ha rivelato una struttura a spirale nel gas molecolare vicino al centro della galassia.
Questa struttura spiega come il materiale fluisca verso il buco nero alimentandone i getti.
Sempre grazie ad ALMA è stato scoperto un getto di materia che si allontana dal buco nero e che si estende per 150 anni luce.
Questo flusso in uscita dimostra quindi che i getti possono bloccare la formazione stellare e regolare anche la crescita nel cuore delle galassie".
Ancora una volta ALMA dimostra di essere uno strumento potente e gli astronomi continueranno ad utilizzarlo per sondare soprattutto i getti dei buchi neri.
fonte: www.eso.org

martedì 15 ottobre 2013

Individuato un pianeta che vaga senza una stella

Credit:N.Metcalfe & PanSTARRS1
Science Consortium
Un team di astronomi ha individuato per la prima volta un corpo rarissimo: un pianeta freddo che viaggia da solo ad una distanza dalla Terra di 8 anni luce.
Senza un Sole, il pianeta, chiamato PSO J318.5-22, presenta una massa 8 volte superiore a quella di Giove e ha attirato l'attenzione di tantissimi scienziati.
La scoperta è stata fatta in modo casuale: i ricercatori dovevano individuare tracce di nane brune nelle osservazioni del telescopio Pan-STARRS1 e, poichè il pianeta emanava anch'esso la propria energia negli infrarossi, gli astronomi hanno notato un oggetto di color rosso completamente diverso dalle nane brune.
Facendo altre osservazioni, il team ha intuito che l'impronta di luce proveniente da PSO J318.5-22 somigliava a quello che ci si aspetterebbe da un pianeta giovane di 12 milioni di anni, molto simile ai giganti gassosi.
Con l'assenza di una stella, gli astronomi studieranno molto più facilmente le caratteristiche del pianeta per capire come funzionano i giganti gassosi, come Giove, subito dopo la loro nascita.
fonte: www.link2universe.net

lunedì 14 ottobre 2013

Trovata acqua nei resti di un pianeta distrutto

Grande scoperta è stata fatta da un gruppo di scienziati: per la prima volta è stata trovata acqua su un corpo situato al di fuori del Sistema Solare.
Non si tratta di un vero e proprio pianeta ma di alcuni pezzi di esso, distrutto dalla morte della propria stella, GD61, situata ad una distanza dalla Terra di 150 anni luce.
Questa parte restante del pianeta orbita attorno alla nana bianca e secondo gli scienziati apparteneva ad un pianeta molto piccolo, avente un diametro compreso tra i 90 e i 570 km.
La morte della stella è avvenuta ben 200 milioni di anni fa e, mentre GD61 entrava nella fase di gigante rossa, il pianeta è stato portato in un'orbita molto più stretta attorno alla stella e le potenti forze gravitazionali l'hanno portato a frantumarsi.
Questi resti, scoperti dall'analisi congiunta tra l'Hubble e l'osservatorio Keck, presentano una composizione chimica interessante: c'è un eccesso nella quantità di ossigeno presente e ciò vuol dire che il pianeta era composto dal 26% di acqua sul totale della sua massa.
Grazie a questa grande scoperta, gli astrobiologi hanno avuto la conferma sul fatto sia di poter trovare la vita in altre parti dell'universo sia sulla sopravvivenza dell'acqua su corpi rocciosi, anche dopo la morte della propria stella.
fonte: www.link2universe.net

venerdì 11 ottobre 2013

Scoperta una terza stella nel sistema stellare Fomalhaut

Grande scoperta arriva dal professore di fisica ed astronomia dell'Università di Rochester, Eric Mamajek, riguardo il sistema stellare Fomalhaut, distante dalla Terra 25 anni luce.
Fomalhaut è famoso soprattutto per la presenza di un esopianeta gassoso che si sta formando tra i dischi di polvere e da oggi in poi non sarà più considerato un sistema stellare binario, visto che Mamajek ha individuato una terza stella.
Dopo aver analizzato le misure spettroscopiche e astrometriche, il professore ha calcolato con precisione la distanza e la velocità della terza stella, LP 876-10, confermando successivamente la sua appartenenza al sistema Fomalhaut ed ottenendo il nuovo nome di Fomalhaut C.

Fomalahut C vista in due diversi filtri con il telescopio Kron-Cousins.
Credit: University of Rochester
Ecco le dichiarazioni di Mamajek:
"Fomalhaut C sembra lontana dalla grande stella Fomalhaut A, soprattutto se viene osservata dalla Terra.
Tra loro due ci sono 5,5° e quindi per noi terrestri corrisponderebbero a 11 volte la luna piena; tutto ciò è dovuto anche alla relativa vicinanza delle stelle al nostro pianeta perchè se fossero più lontane sarebbero apparentemente più vicine tra di loro, e quindi spiegherebbe il perchè nessuno si sia mai accorto della stella LP 876-10".
Quindi la prossima volta che usciremo per osservare il cielo notturno sapremo che vicino a Fomalhaut A (facilmente visibile ad occhio nudo) sono presenti altre due stelle.
fonte: www.link2universe.net

giovedì 10 ottobre 2013

Ufo segue la cometa ISON

fonte: www.adguk-blog.com
Ogni giorno ci sono sempre più novità sulla cometa ISON che passerà vicino al Sole il prossimo 28 novembre.
Dopo le dichiarazioni dell'astronomo Ignacio Ferrin sul fatto che la cometa si stia disintegrando più rapidamente rispetto alle previsioni, il ricercatore Stephen Hannard di ADG UK ha pubblicato una serie di immagini interessanti riguardo una possibile presenza di ufo dietro la cometa; ecco il video:


L'agenzia spaziale ROSCOSMOS ha dichiarato di essere sorpresa da ISON, visto che il suo comportamento non è per niente simile alle altre comete osservate.
Infatti sostiene l'ipotesi che ISON sia in realtà un oggetto interstellare sotto il controllo di una intelligenza aliena; inoltre gli scienziati russi sono rimasti sorpresi dai sorprendenti aggiustamenti orbitali che ha avuto la cometa mentre passava vicino a Marte.
Per saperne di più dovremo aspettare un altro mese per raccogliere più informazioni riguardo questo corpo che sta affascinando l'umanità, soprattutto gli astrofotografi che nel frattempo si divertono a fotografarla.
Infatti l'astrofotografo Adam Bloack ha pubblicato due giorni fa un'immagine della cometa, ottenuta con il suo telescopio da 0,8 metri, montato sul Monte Lemmon (Arizona).

Credit: Adam Block/CaelumObservatory.com
E' possibile notare una chioma verde seguita da una lunga coda ed il colore verde proviene dai gas che circondano il nucleo ghiacciato di ISON.
I getti rilasciati dal nucleo contengono cianogeno (un gas velenoso) e il carbonio diatomico e sono proprio queste sostanze che brillano di verde quando vengono illuminate dalla luce solare.
fonte: www.link2universe.net & www.segnidalcielo.it

mercoledì 9 ottobre 2013

VLT presenta la Nebulosa della Caraffa Toby Jug

Il Very Large Telescope continua a fornire agli scienziati immagini spettacolari dell'Universo.
L'ultima riguarda la nebulosa IC 2220, conosciuta meglio con il nome di Nebulosa della Caraffa Toby Jug, assegnato dagli astronomi Paul Murdin, David Allen e David Malin perchè la sua forma ricordava loro una vecchia brocca della loro infanzia, chiamata proprio Toby Jug.

Credit: ESO
Situata nella costellazione australe della Carena, dista dalla Terra 1200 anni luce e si tratta precisamente di una nebulosa a riflessione: è una nube di gas e polvere illuminata internamente dalla gigante rossa HD 65750.
Con il termine di gigante rossa si fa riferimento ad una stella che sta invecchiando e che si sta avvicinando alla morte; HD 65750 è una stella con una massa cinque volte superiore a quella solare che, nonostante la sua giovane età di 50 milioni di anni, sta arrivando alla fine della sua vita.
E' ciò che accadrà anche al nostro Sole tra alcuni miliardi di anni: si trasformerà in una gigante rossa e la sua atmosfera si gonfierà così tanto da superare l'orbita terrestre.
Inizierà a distruggere i pianeti interni e l'aumento delle radiazioni e dei potenti venti stellari causerà l'evaporazione dell'acqua degli oceani fino ad arrivare alla distruzione totale della Terra.
fonte: www.eso.org

martedì 8 ottobre 2013

Astronomi realizzano la prima mappa delle nuvole di un esopianeta

Un team di astronomi, utilizzando i dati dei telescopi Kepler e Spitzer, ha realizzato un grande lavoro su un esopianeta: per la prima volta è stata mappata in dettaglio l'atmosfera del gigante gassoso Kepler-7b, situato al di fuori del Sistema Solare.
La particolarità di questo pianeta è il fatto che presenta notevoli differenze tra l'emisfero ovest e quello est: il primo è pieno di nuvole mentre l'altro si presenta con cieli limpidi.
Un membro del team, Brice-Olivier Demory, ha dichiarato:
"Questo pianeta è stato osservato per 3 anni dallo Spitzer e Kepler e tutti i dati raccolti ci hanno permesso di creare una mappa delle nuvole di Kepler-7b.
Sicuramente non ci aspettavamo di trovare oceani o continenti ma alla fine abbiamo trovato delle caratteristiche di riflettività del pianeta".

Confronto tra Kepler-7b (a sinistra) e Giove. Credit:NASA/JPL/Caltech/MIT
Kepler-7b è stato uno dei primi esopianeti scoperti dalla missione Kepler e da allora è tenuto sotto osservazione per comprendere meglio la sua storia e struttura.
Con l'utilizzo di Spitzer, invece, si è scoperto che la temperatura nell'atmosfera del pianeta è intorno ai 1300 Kelvin mentre la distanza dalla propria stella è di solo 0,06 unità astronomiche.
Uno scienziato della Nasa e membro del team di Kepler, Thomas Barclay, ha dichiarato:
"Kepler-7b riflette molta più luce rispetto agli altri giganti gassosi che sono stati scoperti e ciò potrebbe dipendere dalle nuvole presenti nella sua atmosfera.
Queste nuvole però, a differenza di quelle terrestri, non subiscono notevoli cambiamenti nel tempo, infatti il pianeta possiede un'incredibile stabilità climatica".
fonte: www.link2universe.net

lunedì 7 ottobre 2013

Astronomo afferma che la cometa ISON si sta disintegrando

fonte: www.diregiovani.it
In attesa del 28 novembre la cometa ISON continua a far parlare di sè.
Dopo le immagini scattate da Marte, la cometa è stata analizzata dall'astronomo Ignacio Ferrin del FACom.
Ferrin sostiene che ISON potrebbe inaspettatamente disintegrarsi molto velocemente, anche se alcuni scienziati hanno considerato questa ipotesi un pò troppo esagerata.
L'astronomo del FACom dichiara:
"Da quando è sotto osservazione ISON ha sempre avuto un comportamento particolare.
La sua luminosità è stata sempre costante e non ha mai registrato un aumento: ciò dimostra che si sta disintegrando.
Questa costanza è stata registrata già nel gennaio 2013 ed è continuata fino a settembre di quest'anno; la luminosità non ha subito nessuna modifica per quasi 270 giorni.
Non abbiamo mai visto un simile comportamento nelle altre comete osservate e secondo me è una prova che la cometa sta morendo".
Attualmente ISON si sta avvicinando al Sole e, quando arriverà nel punto più vicino alla stella, raggiungerà una temperatura superficiale di 2700°C, sufficiente per fondere ferro e piombo.
Inoltre passerà il limite di Roche della sua orbita, quel limite dove le forze gravitazionali di marea, esercitate dal Sole, la distruggeranno dall'interno.
Tutti questi pericoli le causeranno una rapida morte per disintegrazione.
fonte: www.link2universe.net

venerdì 4 ottobre 2013

MRO fotografa la cometa ISON vista da Marte

Il 28 novembre si avvicina e, per chi non lo sapesse, sarà il giorno in cui la famosa cometa ISON passerà a 1,16 milioni di km dal Sole, regalando a noi terrestri uno spettacolo indimenticabile.
Secondo gli esperti la cometa sarà così luminosa che potrà essere osservata anche in pieno giorno.
Ieri, invece, sono state pubblicate sul web nuove immagini della cometa, vista direttamente da Marte; le foto sono state scattate dalla sonda spaziale Mars Reconnaissance Orbiter, che ha lo scopo di fare un'analisi dettagliata del pianeta rosso.

Credit: NASA/JPL
La cometa è passata a circa 11,3 milioni di km da Marte e purtroppo gli scienziati non hanno potuto migliorare le stime riguardanti la sua evoluzione e le dimensioni del suo nucleo per le condizioni di luminosità davvero pessime.
Attualmente ISON si trova a 241 milioni di km dal Sole e man mano che si avvicinerà alla stella aumenterà la sua luminosità, regalandoci il prossimo 28 novembre uno spettacolo celeste davvero unico.
fonte: www.link2universe.net

giovedì 3 ottobre 2013

Hubble fotografa la stella HD 184738

L'Hubble Space Telescope ha scattato un'immagine spettacolare di una stella particolare chiamata HD 184738.
E' stata classificata con la terminologia WC per indicare stelle, con masse simili a quella solare, che disperdono velocemente i gas degli strati esterni, illuminandoli poi con la radiazione emessa dal nucleo stellare.
Il termine WC fa riferimento anche al fatto che queste stelle presentano tanto carbonio ed ossigeno, a differenza delle famose Wolf-Rayet che, oltre ad essere più ricche di azoto, sono più massicce e distruttive.

Credit: NASA/ESA
Nell'immagine possiamo notare HD 184738 circondata da nubi di gas di color rosso e arancione, che sono dovuti alla radiazione emessa dalla stella che ionizza i gas d'idrogeno e d'azoto che la circondano.
La particolarità di questa stella è l'essere circondata da tanta polvere, che presenta molte somiglianze con quella che ha dato origine ai pianeti terrestri nel Sistema Solare, ma gli scienziati non riescono ancora a comprendere la sua origine intorno alla stella.
fonte: www.link2universe.net

mercoledì 2 ottobre 2013

NuSTAR individua dieci enormi buchi neri

Il telescopio spaziale NuSTAR (Nuclear Spectroscopic Telescope Array), dopo il lancio del 13 giugno 2012, ha fatto la sua prima grande scoperta sui buchi neri supermassicci.
Il team ha annunciato di aver individuato dieci enormi buchi neri al centro di galassie distanti e la scoperta è avvenuta in modo casuale; infatti il professor dell'università di Durham, David Alexander, ha dichiarato:
"Stavamo osservando degli oggetti già conosciuti e abbiamo notato questi buchi neri sullo sfondo.
La loro presenza è stata confermata subito dopo con l'utilizzo di due grandi osservatori spaziali a raggi-X, Chandra e XMM-Newton".
L'unica cosa certa è che questi buchi neri hanno delle dimensioni enormi mentre, per ottenere informazioni sulla loro massa, bisognerà analizzarli con i telescopi WISE e Spitzer perchè forniscono uno sguardo più approfondito per ciò che riguarda i raggi infrarossi.
Dopo si cercherà di comprendere la distribuzione nel tempo della massa dei buchi neri per creare dei modelli computerizzati sull'evoluzione delle galassie che le ospitano, realizzando così un catalogo più preciso di questi oggetti misteriosi che popolano il nostro Universo.
fonte: www.link2universe.net
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