martedì 9 agosto 2011

La guerra dei mondi


"Alla fine del XIX secolo nessuno avrebbe creduto che le cose della Terra fossero acutamente e attentamente osservate da intelligenze superiori a quelle degli uomini..."

Così recitava il primo capitolo del romanzo The War of the Worlds scritto da Herber George Wells nel 1897 e portato al successo grazie anche ad Orson Welles che nel 1938 lo lesse in un programma radiofonico, presentandolo quasi come notizia di cronaca.
Un romanzo unico, uno dei primi appartenente al genere fantascientifico che ha preso vita anche nei cinema: prima nel 1953, con il film omonimo diretto da Byron Haskin, poi nel 2005 con un regista del calibro di Steven Spielberg e protagonista un bellissimo Tom Cruise.
Ed è proprio questo ultimo remake che voglio analizzare.
Il film inizia in modo simile al romanzo: un narratore esterno con la voce di Morgan Freeman pronuncia queste parole:

"Nei primi anni dell XXI secolo, nessuno avrebbe creduto che il nostro mondo fosse osservato da intelligenze più evolute della nostra, che mentre gli uomini erano impegnati nella vita di tutti i giorni, qualcuno li studiasse, li analizzasse - con la stessa precisione con la quale l'uomo scruta al microscopio le creature effimere che brulicano e si moltiplicano in una goccia d'acqua. Con infinito compiacimento, l'uomo percorreva il globo in lungo e in largo, fiducioso del proprio dominio su questo mondo. Eppure, attraverso la volta dello spazio, intelletti vasti e freddi e ostili guardavano al nostro pianeta con occhi invidiosi. E lentamente e indisturbati ordivano i loro piani contro di noi"

Nell'insieme, la pellicola americana non si distacca molto dal romanzo: una società presa dai suoi problemi e dalle sue preoccupazioni che viene improvvisamente sconvolta dalla comparsa di alieni, i quali si presentano sotto forma di robot poggianti su tre piedi, che emettono suoni, sbucano da sottoterra e sanno anche stare sott'acqua.
Ma il nostro stesso pianeta, con i suoi microrganismi e i suoi virus riuscirà a difenderci da una minaccia come questa.


Nel trailer, Spielberg ha voluto mantenere fino all'ultimo il segreto sulle sembianze degli alieni.
Il film è, come nel caso del romanzo, una critica al colonialismo europeo nei vari continenti e anche una metafora della società odierna: per il 1938 l'imminente aggressione nazista, per il 2005 il terrorismo islamico che da poco aveva sconvolto l'America e l'intero pianeta.


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